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lettere di fra paolo sarpi. | 211 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:219|3|0]]possessa dalla Signoria, ella adesso vuole esercitar secondo il solito. Il papa dice ch’è novità, e che si tratti prima le ragioni; e se ben tratta con molta amorevolezza, fin’ora qui non si vuole ascoltare, come veramente non si debbe metter in dubbio il proprio diritto. Sono in qualche pensiero, che per ciò non possa seguir rottura.
Desidero sapere se la occupazione fatta da quel gentiluomo nuovamente convertito,[1] sia a favore, o una trama delli avversari per metter in cattivo concetto, come pur ho ragione grande di dubitare.
- Di Venezia, il 7 giugno 1611.
CLXXXI. — Al medesimo.[2]
Non ho intermesso di scrivere a V.S. dopo aver ricevuto il suo comandamento di doverlo fare con ogni corriero; e oggi quindici giorni sono le scrissi, quantunque quel dispaccio non m’avesse portato alcuna sua. Con questo ho ricevuto la gratissima delli 20 maggio, con le allegate di quel signor di Inghilterra, quali ho recapitato.
Stiamo tutti con gran maraviglia che differiscasi così lungamente la nuova edizione dell’Anti-Cottone. Io l’attribuisco alla prudenza di chi vuol veder l’esito dell’assemblea.
La fama sparsa che dalli Ugonotti fosse stato ucciso il re, senza dubbio viene da chi vuol guerra per causa di religione; e ho gran dubbio che la prudenza degli uomini savi non sarà bastante a