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214 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:222|3|0]]che rispetto: ch’è argomento di gran debolezza e timore. Fu in questa città, i giorni passati, il cardinale Gaetano, quale in giuochi e meretrici ha mostrato le sue virtù.[1] Nessuna cosa fa maggior danno al servizio di Dio, quanto di credere a quei di Roma così facilmente. Questo addormenta i politici, che sono la maggior parte; dà animo ai papisti e lo leva ai buoni. Dio ci aiuti.
Io credo che le mie lettere riescano noiose a V.S., non per la lunghezza, ma per l’aridità; la quale nasce e dal mancamento di materia in questo nostro ozio, e dalla mia natural sterilità: quale prego V.S. che scusi, e creda certo che il desiderio di parlar con esso lei non m’impedirà di mettere fine alle lettere che le scrivo con dispiacere.
La risalutano il signor Molino e padre M. Fulgenzio, e io le bacio la mano, pregando Dio che benedica sempre le sue azioni.
- Di Venezia, dì 22 giugno 1611.
CLXXVII. — Al medesimo.[2]
L’ultima mia fu delli 22 giugno; la quale credo le giungerà in mano tardi, dovendo fare molte posate innanzi che arrivi costà. Per questo corriere ho ricevuto duplicato favore da V.S. con due sue, l’una delli 26 maggio e l’altra delli 3 giugno; le quali mi hanno riempito l’animo d’allegrezza, per la speranza che l’assemblea debba aver buon successo, come