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lettere di fra paolo sarpi. 227

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:235|3|0]]favore. E vedendoci fin qui destituiti d’ogni mondano soccorso, ogni cosa io rimetto alla sua celeste Maestà; la quale anche prego di voler sempre assistere e mantener sana e salva la S.V., che tanto si affatica a pro della Chiesa.

Venezia, 16 agosto 1611.




CLXXXII. — Al medesimo.[1]


Siccome io ho dato conto a V.S. delle mie precedenti, ho ricevuto ai tempi suoi quella dei 28 giugno e dei 15 luglio; il che le so precisamente dire, tenendo memoria scritta del dato di ciascuna sua. Non posso così dirle altrettanto di quelle che scrivo a lei, per non tener bene particolar conto. So ben questo, di non aver tralasciato da qualche tempo in qua alcun corriere senza scriverle.

Rendo molte grazie a V.S. per gli avvisi che mi dà del corso e delle buone speranze delle cose di costì, quale io aiuto con le orazioni appresso Dio. E sebbene se ne parla qui diversamente, nondimeno tengo che passino nella maniera ch’Ella scrive. Abbiamo in Parigi un ambasciatore che cerca di estenuar quanto può, e metter in cattivo credito le cose de’ Riformati, e questo acciocchè i buoni qui non piglino animo; e aggrandisce le cose de’ papisti, cosa che è di cattivo servizio: ma non si può far altro.

V.S. avrà inteso la creazione degli undici cardinali:[2] nel che la Corte osserva, che sebbene alcune


  1. Edita come sopra, pag. 387.
  2. La quale fu pubblicata a dì 17 d’agosto.
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