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lettere di fra paolo sarpi. | 229 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:237|3|0]]beneficii di questa regione di quello che si perde altrove. E perchè forse questo particolare non è noto a V.S., glielo esplicherò. Vi è legge in Spagna, che non possino avere nè beneficii nè pensione se non naturali. Soleva il papa sopra i beneficii di Spagna metter pensione applicata a qualche spagnuolo residente in corte, con obbligo a lui di risponderla ad un italiano.[1] Questa sorte di artificio gli Spagnuoli adesso hanno proibito.
Nel negozio dell’interdetto di Saragozza, dopo molte trattazioni, il consiglio regio ha risoluto che le spoglie del morto arcivescovo saranno amministrate dal magistrato secolare, il quale pagherà i debiti e distribuirà il rimanente secondo le leggi di Aragona, e che l’interdetto sarà levato. L’auditore del Nuncio ha mostrato di opporsi all’esecuzione di questo, e per tale causa è stato scacciato di Spagna. Il Nunzio s’è acquietato, e ha pensato esser bene di contentarsi di quello; e non si può far altrimenti.
Oggi viene nuova di certo luogo preso dal duca di Savoia, appartenente a’ Genovesi; il che fa qualche moto, e il governatore di Milano richiama al-
- ↑ Di questo sotterfugio bruttissimo parlasi ancora in talune tra le Lettere contenute nel Tomo I. Il sopportarlo che la Spagna insino allora avea fatto, era uno dei modi di collegare a sè la corte di Roma, e di pascere in Italia i seguaci della sua fazione. Onde, a pag. 245-6 del tomo precitato, può leggersi: “Verissimo che di Spagna si porti a Roma danaro in gran copia ec. Ma nè la rimanente Italia è priva dei regali di Spagna: presso che tutte le città hanno i pensionari di quella corona.„ Non si dànno, checchè si gridi e si scriva, non si dànno tiranníe di un sol uomo; ma le tirannidi tutte quante dipendono dalle sètte, delle quali il despota non è che il capo.