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lettere di fra paolo sarpi. | 231 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:239|3|0]]sinistre, che ognuno perde la speranza di veder altro che confusione. Il che Dio non voglia in quella regione così nobile e generosa! Però conviene che ogni uno s’accomodi alla divina volontà, la quale conduce a buon fine anco i cattivi disegni degli uomini. Io resto pregando la Maestà divina, che doni a V.S. ogni prosperità, e le bacio la mano.
- Di Venezia, li 30 agosto 1611.
CLXXXIII. — Al medesimo.[1]
Io ho veduto quella di V.S. a monsieur Asselineau, nè occorreva ch’Ella si scusasse di non avermi scritto per quest’ultimo spaccio: perchè, siccome io ricevo sempre con gran piacere le sue, così desidero che per scrivermi Ella non si incomodi, e massime perchè so che non lo tralascerebbe, se non per gran causa; ma io resterei soddisfatto anco quando non fosse per altro che per suo comodo. Lasciamo da canto le ceremonie, le quali non sono pertinenti in una sincera amicizia, come tra noi.
Da alcuni giorni in qua, abbiamo nuove assai importanti in Italia. Li Spagnuoli si sono impadroniti d’un luogo de’ Genovesi, chiamato Sassello, il quale è posto alli confini del Monferrato e del Piemonte; sicchè non possono soccorrer l’uno l’altro. Avendo li Spagnuoli acquistato il marchesato di Finale, ch’è posto sopra il mare di Genova, non potevano però dallo Stato di Milano passare in quel luogo senza far transito per il genovese. Ora, con
- ↑ Stampata come sopra, pag. 393.