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16 lettere di fra paolo sarpi.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:24|3|0]]lora andato a Mantova verso il suo padrone per condurlo a Venezia, io li mandai la lettera là: pochi giorni dopo, egli se ne ritornò insieme col duca, e io lo trovai e li dimandai della ricevuta della lettera, ed egli mi disse che gli era capitata, e me ne ringraziò.

Mi duole che la indisposizione di V.S. si prolunghi tanto; ma ben commendo la buona disposizione dell’animo, che si conforma alla volontà divina e riceve in bene ogni cosa. Questo è il colmo della virtù non vana e non fucata.

Prima che finir questa, gli voglio dir di nuovo che il Padre Fulgenzio Minorita, che nel tempo delle controversie predicava qui, e già diciotto mesi se ne andò a Roma con salvacondotto, è stato imprigonato di ordine del pontefice, ed è ritenuto in segreto.[1] Dio faccia che il fine suo sia secondo il divino beneplacito. Questa istoria scrivo più minutamente a monsieur Castrino,[2] che ne darà parte a V.S. Alla quale bacio la mano.

Di Venezia, il 16 febbraio 1610.



  1. Di questo povero frate, che troppo nella romana lupa erasi confidato, parlasi più volte nel tom. I; e tornerà ancora in questo a parlarsi. Vedi la Lettera CXXVI, in fine.
  2. Una prova di più per credere che le lettere le quali appariscono indirizzate al Roux o Rossi, fossero invece dirette al Castrino, o a chi altro sotto questo nome nascondevasi. Di che meglio ci chiariranno le lettere susseguenti.
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