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lettere di fra paolo sarpi. | 247 |
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CLXXXVIII. — Al signor de l’Isle Groslot.[1]
L’ultima mia fu del 25 ottobre, e per questo spaccio ho ricevuto le due congiunte di V.S. del 1 e del 23 ottobre. Il signor Barbarigo mi scrive di aver ricevuto la censura della Sorbona, e il libro di Servino per inviarmeli; ma volendoli prima leggere, me li manderà per il seguente dispaccio, di modo che fra quattro giorni li avrò: e ne ringrazio V.S., essendo cose che molto desideravo vedere.
Io sento con dispiacere la differenza avvenuta nell’Assemblea, ma più mi penetra il timore che le cose non passino più innanzi, perchè li scoperti traditori non torneranno mai buoni, e la contagione potrà infettar degli altri. Poca speranza vi è che possino esser ridotti, perchè la sanità non è contagiosa, ma il morbo solo. Nondimeno dobbiamo credere che Dio non avrebbe permesso questo male, se non per farlo terminare in bene.
Si trova in questa città Giacomo Badoero, venuto per andar a Roma, per quello che io credo, assai incottonato:[2] averà però bisogno di esser savio, acciò non li avvenga l’incontro occorso a Reboul.
L’occorenza di Sassello è stata tale, che poteva svegliar eziandio sordi, ma letargici no. In somma, qui tutti sono uniti a mantener l’ozio, salvo che il duca di Savoia; ma ho gran dubbio ch’egli non l’intenda bene. Li Spagnuoli lo hanno messo in diffidenza con li figliuoli. Adesso ha posto guardia