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250 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:258|3|0]]mentata, perchè la materia è tanta, che ha bisogno di maggior estensione. E di qui lo giudico, perchè a me conviene starci molto attento, con tutto che possedo questa materia, sopraffacendosi le cose l’una l’altra, essendo (come diciamo noi in termine marinaresco) stivate[1] molto; onde le persone di mediocre o poca intelligenza difficilmente potranno farne loro profitto. Non ho voluto mancare di dirle questo mio giudicio, perchè del rimanente, quanto alla verità delle cose e quanto al giudicio dell’autore in scriverle e applicarle, non vi si può aggiungere niente.
Le dirò questo per fine. Senza nessun dubbio, Badoero va a Roma a fare qualche male ad instanza de’ Gesuiti. E qui, per non abusar più la pazienza di V.S. in leggere le mie impertinenze, farò fine baciandole la mano, e pregandola, se gli occorrerà scrivere a monsieur Du Plessis, farli per mio nome riverenza, dicendogli che di quello che gli scrissi, non gli dirò più altro fin che da lui non ho risposta. La salutano il signor Molino e il padre Fulgenzio.
- Di Venezia, li 8 novembre 1611.
CLXXXIX. — Al medesimo (?).[2]
L’ultima mia fu delli 15;[3] dopo, ho ricevuto col presente corriero la gratissima di V.S. delli 27 ot-