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lettere di fra paolo sarpi. 251

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:259|3|0]]tobre, dalla quale ho inteso molto bene come passino le cose de’ Reformati in Francia. Dobbiamo confidare nella Maestà divina, la quale anco dal male fa nascere bene.

Le rendo grazie di quello che ha scritto a monsieur l’Echassier, il quale veramente stimo e osservo. Ho letto con piacere la Rimostranza del signor Servino,[1] la quale giudico degna. Egli ha fatto giudizio sopra quel libro degno del suo sapere. Ma la Sorbona nel censurar quello del signor Du Plessis, avrebbe potuto mostrar più modestia e più giudizio di quello che ha fatto.

Non mi maraviglio se diranno che si possa ben interpetrar quello che è stato scritto per la beatificazione del padre Ignazio, essendo solito di tutti i papisti di ammettere ogni eccesso nelle cose approvate da loro, e dar ogni sinistra interpretazione a quelle degli altri. Noi lo esperimentiamo in questo, che se il papa è comparato con gli altri vescovi, non si può comportare; questa è una eresia: s’è eguagliato a Dio, tutto sta bene, e riceve buona interpretazione. Soleva la Sorbona esser stimata nelli suoi giudicii, ma da un tempo in qua mi pare che abbia diminuito assai di reputazione.

Per risposta di quella di V.S., non mi occorre dirle se non della cifra...[2] Vengo alle nuove, che noi abbiamo di qua considerabili.

È tornata a Napoli parte dell’armata che andò [3]


  1. Vedi la nota 1 a pag. 236.
  2. Lacuna della prima stampa.
  3. data, se vuolsi intendere del novembre; e per questo e per altri indizi può dubitarsi che sia diretta ad altri che al Groslot.
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