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256 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:264|3|0]]torali e Sassonia. Non sarà però la cosa senza gran difficoltà, repugnando l’imperatore e i due altri, e massime se di Francia sarà fatto qualche ufficio con Treveri.
Ricevei, siccome scrissi a V.S., la censura della Sorbona sovra il Misterio del signor Du Plessis, e mi fa maravigliare per che causa non si pubblichi e stampi parimente l’altra sopra la beatificazione del padre Ignazio; se non è perchè hanno maggiore cura dell’onore del Dio terrestre, che del celeste.
Non mi maraviglio che l’ambasciatore di Spagna abbia abbruciato il libro di Bellarmino, essendo certo che sono risoluti in Spagna di non voler sopportar quelle esorbitanze ecclesiastiche. Ho veduto il libro di monsignor Casaubono,[1] alla forma del quale non manca niente; ma ben vorrei che gl’Inglesi gli avessero somministrato più materia contro i Gesuiti. Mi piace molto che abbia vociferato la verità di quella mentita ch’era data all’Anti-Cottone per nome suo; il quale Anti-Cottone potrà molto bene valersi della morte dell’abate di Bois. Io non vorrei veder tanto oppugnato Coeffeteau,[2] perchè ha alcune buone proposizioni che non piacciono a Roma; e più tosto convenir tutti contro il comune nemico, e poi le particolari controversie s’accomoderanno facilmente, vinto quello.
Io non ho avuto nissuna nuova nè dell’Apologia di Richelieu nè delle lezioni di Cuiacio; ma prego