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260 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:268|3|0]]vivente, il qual successore si rimanga in condizione di privato, ma pure in guisa che il morto metta subito in possesso il vivo, come un padre fa del figliuolo. Guardi mo’ se costoro prevedono e sanno provvedere a ogni cosa!
Non voglio trattenerla più a lungo con queste mie ciancie. Mi congratulo sommamente ch’Ella sia stata sempre bene, sempre sana, e prego Iddio che ciò segua anche per l’avvenire; e che la S.V. continui ad amare chi tanto, com’io fo, l’onora e riverisce. D’ora innanzi le manderò lettere scritte di questo carattere, che a V.S. saranno a leggersi più facili, e a me più sicure a mandarsi.[1] Stia sana.
- Di Venezia, il 6 dicembre 1611.
CXCII. — Al signor de l’Isle Groslot.[2]
Questa presente, quantunque dovesse esser lunga secondo il solito per l’abbondanza dell’affetto, sarà breve per carestia di materia e angustia di tempo, non avendo veduto lettere di V.S. per questo spaccio. Ho creduto ch’ella sia andata all’assemblea, sì come significò per le ultime sue, il che desidero che riesca a gloria di Dio, e contento dell’animo suo.
Delle cose di questo paese non le posso dir molto di nuovo, perchè stanno nelli stessi termini; se non che vi è qualche mutazione in Roma, dove due ministri governavano tutto il pontificato. Questi erano