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lettere di fra paolo sarpi. | 269 |
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CXCVI. — A Giacomo Leschassier.[1]
Mi fu recapitata la sua lettera delli 10 gennaio, della quale nulla potea riuscirmi più caro. Io desiderava ardentemente di sapere quale si fosse il decreto nella causa de’ Gesuiti; però che vennero qua portati moltissimi esemplari dell’arresto e tutti assai diversi; in questo tuttavia consenzienti, che il decreto pareva piuttosto interlocutorio, che definitivo. Nè l’esemplare da Lei mandatoci ha tolta sul proposito ogni ambiguità, giacche sembra che fino ad ora rimanga ai Gesuiti il poter chiedere che la cosa sia rimessa nel primitivo stato. Intorno a che mi farebbe cosa gratissima col toglier di mezzo tutti i miei scrupoli. Frattanto, io stimo assai che da rinomatissimi avvocati siasi trattata la causa del re e della Università con libertà sì grande e con egual prudenza; e soprattutto approvo che si accusino le dottrine, e non già le persone. La dottrina è comune a tutti; le virtù e i vizii distinguono le seconde.
Rispetto a ciò ch’Ella mi dice, essersi costoro valsi di quel capitolo del Direttorio degl’Inquisitori,[2] ove si domanda di far processi secreti senza farli precedere da alcuna citazione, e che a questi pur segue la condanna, e l’esecuzione ne viene oc-
- ↑ Dalle Opere di F. Paolo ec., tom. VI, pag. 98.
- ↑ Il breve cenno qui datoci dal Sarpi non è sufficiente a conoscere con sicurezza se voglia parlarsi del notissimo Directorium Inquisitorum, compilato dal domenicano inquisitore nell’Aragona Niccola Eymeric; che, con larghissimi Commentari d’un Francesco Pegna, fa sontuosamente stampato in Roma, in ædibus populi romani, nel 1585. Di cotali brutture dell’umanità noi non siamo gran fatto curiosi. Chi tale si fosse, potrà cercarne e a