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20 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:28|3|0]]di là la decisione e le sentenze. Laonde, avendo il papa proibito a tutti la interpretazione del Concilio e serbatala alla Congregazione romana, questa con tal pretesto ha tirato a Roma tutto quanto il reggimento; e ciò non solo dall’Italia, ma dalla Spagna, dove le recherà maraviglia che un vescovo non possa ammettere nemmeno una monaca a far professione senza licenza di Roma. Oltrechè, non vogliono i romaneschi che di una dichiarazione in un dato caso emanata, altri faccia uso in alcun altro, affinchè tutti gli affari mettano sempre capo a Roma. Il tempo mi mancherebbe s’io qui volessi ogni cosa narrarle. In una parola, i vostri arcidiaconi possono ben più dei nostri vescovi. E poichè trattasi del Concilio di Trento, aggiungerò essermi riferito, che i Gesuiti si adoperano perchè i loro addetti giurino costà nelle parole di quello e a quello sottoscrivano: il che desidero sapere se sia vero.
Lessi di questi giorni la Storia Belgica del Meteren.[1] Questo autore, sotto l’anno 1596, nell’ultimo libro, tratta dei Comizi, e dice che nel Parlamento di Parigi furono decretati tredici articoli, i quali va pure divisando. Io non gli presto fede interamente, perchè nelle cose italiche e nelle giuridiche è pieno di menzogne. La prego a significarmi s’egli abbia o no detto il vero; imperocchè nella legge salica v’ha il settimo articolo, che dichiara non potersi dalla religione cristiana cavare il modo da far sì che il re sia costretto ad essere cattolico: v’ha l’undecimo, il quale ordina che non debbano punirsi gli
- ↑ Emmanuele Van Meteren fu autore di una Storia dei Paesi Bassi, stampata la prima volta nel 1597, e più volte poi tradotta dall’originale latino e ristampata.