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22 lettere di fra paolo sarpi.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:30|3|0]]non comportano che sia nemmeno in conto. Affermano che non passeranno due mesi che Leopoldo sarà fuori di Giuliers; ma poichè si vede tuttavia che rimettono denari in Germania, viene interpretato che sia per fare un re de’ Romani.

Non posso tenermi dal credere che sia per riuscire qualche cosa per il disegno di tutti questi che v’hanno mano dentro. Sono tanti e così vari i fini e così contrappesate le azioni, che nessuno otterrà l’intento, e turberanno le acque per altri pescatori.[1] Ma alle cose nostre familiari, nessuna cosa sarebbe più utile alla nostra Repubblica, quanto che venissero spartiti eretici e cattolici insieme in Italia, perchè accrescerebbe il valore della sua mercanzia per un terzo, acquistandola con la collazione dei benefizi, che sarà un acquisto di tanto guadagno, che niente più, e smorberebbe la famiglia di tanti inutili, rozzi e dannosi ministri. Questo è conosciuto da pochi, ed è il più essenzial punto: ma mentre che veggo a Milano nessuno averci considerazione, sapendo quanto siano cauti, non aspetto niente; ma sarà segno di dover vedere qualche cosa quando li vedrò in preparazione.

Savoia credo abbia desiderio grande di far qualche guadagno; ma non ha il capitale, nè senza Francia può far la scoperta. Francia ha i suoi capitali implicati ed in mano dello Spagnuolo; il quale, con concepirne degli altri, può sempre divertirlo da quell’inquietudine. Ma io veggo il duca di Sully[2]


  1. Se questo bel modo allegorico e proverbiale appartiene al linguaggio veneto, ben merita di essere accolto in quello di tutta la nazione.
  2. L’amico più costante e più coraggioso di Enrico IV;
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