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lettere di fra paolo sarpi. | 299 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:307|3|0]]della S.V. del 15 marzo la escludano affatto, laddove Ella narra che il terrore dello sdegno papale invade quei medesimi che dovrebbero essere esempio di fermezza. Già suonò la tromba di guerra, e bisogna oggimai che tutti dicano a qual parte vogliono darsi. Questa è grande intrapresa, e, per dirla col proverbio usuale: il principio è metà dell’opera.
Ci pervenne la censura dei vescovi stampata costà, ma in Italia non si pubblicherà. Il papa vuol l’asse intero intero: a dargli anco undici once, si guadagna egualmente il titolo d’eretico: per un’oncia soltanto! E però non lascia pubblicare le sentenze e di chi gli nega un’oncia e di chi gli nega l’asse intero. Ma le sue lettere accennano cosa per me ignota fin qui; l’occasione, cioè, della divulgazione del libretto di Richer; che fu l’avere i Gesuiti sottoscritto a tali insegnamenti a forma della deliberazione del Senato. E a tanto accomodaronsi, come mi par di raccogliere dalle lettere di V.S. La prego a scrivermi se ciò sia accertato da pubblici documenti, come anco a informarmi chi possegga il libello dei Gesuiti.
La ringrazio vivamente dell’aver notato i luoghi del Direttorio,[1] dove si fanno occulti processi e s’arma lo zelo dei superstiziosi incontro a’ buoni. Penso di leggerne attentamente i nomi, subito che avrò un po’ di riposo, stante che oggi sono oppresso dagli affari; e se m’occorrerà poi di leggere od osservare alcun’altra cosa, non mancherò di fargliene parte.
Il 27 marzo, scrissi a V.S. una lettera da comunicarsi anche al signor Gillot, in cui la raggua-
- ↑ Vedi la pag. 269 e nota 2.