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302 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:310|3|0]]na, che l’impio si faccia peggiore ec. Io veggo che il libretto di Richer ha sonato all’arma,[1] e che sino adesso ha svegliato molti che dormivano, e messoli in difesa; e quantunque non ne seguitasse maggior bene, quello ch’è successo sin ora è assai. Io però sto con molta gelosia tra il timore e la speranza, perchè se il Parlamento sta costante e che non vien constretto, a nostra memoria non si diede mano ad impresa di maggior conseguenza.
Delli matrimoni si è parlato assai; e adesso pare che le cose di Germania abbiano coperto ogni altra cosa sotto silenzio; le quali pare che s’imbroglino grandemente, ed io stupisco intendendo tante novità senza dirsi che i Gesuiti vi mettino mano. Non è credibile che in una tanta azione non voglino fare la parte loro, e il non esser sino al presente nomati fa suspizione che siano reservati alla catastrofe della favola.
La congiunzione dei due vicari imperiali sarà molto utile per fare proceder con maturità; e le turbe che nascono in Ungheria, Boemia e Austria, mostrano che non sarà così facile continuare la successione. Nissuna cosa è più utile, quanto che l’imperatore si separi del papa: se bene la verità è, che il pontefice non ha dato altro all’imperatore, che la coronazione; ma però fra le Decretali ha posto, che ad esso pertenga l’esame dell’elezione e della persona eletta, e la confermazione; che l’eletto imperatore gli debba fare giuramento, e che quel giuramento sia di fedeltà. Ha poi statuito che l’am-
- ↑ Da questa frase, ch’era propria delle milizie in tempi ancora più antichi di quelli del Sarpi, venne il nome francese di alarme.