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lettere di fra paolo sarpi. | 329 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:337|3|0]]sarebbe fare qualche azione per la quale mettessero alle mani la Repubblica con i Turchi; ma le loro arti e il fine sono troppo scoperti, nè credo che riuscirà alcuno di questi disegni.
I disgusti del papa e della Repubblica vanno ingrossando sempre più, e temo che in fine sia per venirsi a rottura. I preti hanno scomunicato un capitano di mare, ma in secreto. Il vescovo di Cesena è chiamato per averlo detto, e un vice- capitano del patriarca di Aquileia imprigionato in luogo dove si tiene esser sovrano: cose che i preti non possono sopportare. Temo che in fine sarà guerra; ma come si farà per aiuto, non essendo re in Francia?[1] Desidero che V.S. mi dica che cosa si possa sperare.
Intendo che in Parigi è stato imprigionato un curato, per essergli trovate alcune scritture. Ho gran curiosità di sapere che scritture erano quelle. Le cose di Germania, dopo la creazione dell’imperadore,[2] riposano.
Dio faccia che sia per lungo tempo, sì come anco prego Dio che conservi la pace in cotesto regno, e doni a V.S. ogni felicità; alla quale restando dedicato, bacio umilmente la mano.
- Di Venezia il dì 14 agosto 1612.
CCXVI. — A Giacomo Gillot.[3]
Ricevei le lettere di V.S. de’ 16 giugno: non feci risposta subito, ma ho indugiato fin qui per angu-