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lettere di fra paolo sarpi. 337

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:345|3|0]]pubblica; ma le loro arti son note ad entrambi i paesi e non riusciranno.

Ebbi notizia che un parroco su quel di Parigi fu incatenato e messo in carcere per esserglisi trovati in casa scritti contrari all’autorità del papa. Ho gran desiderio di sapere se questa è la verità. Prego la S.V. a consegnare al signor Gillot le lettere allegate alla presente, e fargli i miei più compiti convenevoli. Io non cesso di pregare ogni giorno la sua divina Maestà, eccellentissimo signor mio, perchè la tenga in buona salute; e le bacio le mani.

14 agosto, 1612.




CCXVIII. — Al signor de l’Isle Groslot.[1]


In questi giorni passati, vedendo di non aver lettere di V.S., ho congetturato quello che io veggo esser avvenuto infatti; cioè ch’Ella per indisposizione fosse stata impedita dallo scrivere. Coteste replicate così frequenti di gotta, da quali Ella è assalita, mostrano ch’Ella affatica troppo, massime l’animo, il quale è necessario che riposi, per dare insieme riposo al corpo. Lo sforzo ch’Ella ha fatto di mettersi nel negozio, appunto nel tempo quando era assalita dai dolori violenti, farà ben quello ch’io temo, ch’Ella ne sentirà qualche effetto: e siccome, attesa l’importanza degl’affari in che s’è implicata, non posso se non commendare la sua risoluzione nell’anteporre la pubblica utilità alle proprie necessità, così io non vorrei ch’Ella s’accostumasse,


  1. Stampata nella raccolta di Ginevra, pag. 492.
Sarpi. — II. 22

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