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lettere di fra paolo sarpi. | 349 |
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CXXI. — Al signor de l’Isle Groslot.[1]
L’ultima mia fu delli 25 settembre. Il corriere che portò quella di V.S. delli 18 settembre, doveva giungere qui alli 6 ottobre, e per i mali tempi giunse solo alli 11 e partì il medesimo giorno, senza che io lo sapessi. Il che fu causa che per quello spaccio non scrivessi. Mi portò quel corriere la sua delli 11, col libro dei Concilii pisani; e l’altra delli 14. con la Pietà[2] di Barclay; e la terza delli 18. Alle prime non è bisogno d’altra risposta, che della ricevuta: a questa terza risponderò prima a passo a passo, per dirle dopo in fine le cose di qua. La causa perchè Ella non ha ricevuto la mia delli 11 settembre, credo essere stata perchè Barbarigo la mandò per l’ordinario di Torino, acciò passasse in Francia con quel di Roma. Spero che a suo tempo l’avrà ricevuta.
Le dirò, in una sola parola, che, siccome sento piacere della riunione, così temo che non sia seminata qualche altra materia di discordia, perchè gli altri sono troppo buoni maestri, e i mondani secondo l’evangelio sono più avveduti. Nè bisogna far dubbio che Roma, Spagna e Gesuiti mettano tutto il sapere e tutti gli artifici contro i Riformati, conoscendo bene che mai avranno tanta opportunità, atteso l’aiuto efficace della regina e di Villeroy, i quali dovendo presto mancare, consigliano l’accelerazione. Questa è una mala cosa che si possino valere delli propri, poichè dal fatto di Coudray bisogna credere che molti ne siano.