< Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
354 lettere di fra paolo sarpi.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:362|3|0]]

CCXXII. — Al medesimo.[1]


Poichè il corriero non è partito il giorno ordinario, ho avuto tempo di legger la commentazione De temporali potestate Papæ, avendo considerato ciascuna delle asserzioni e ragioni dell’autore. Io le ritrovo tutte molto ben esaminate e sode, e veramente le più principali che si possono usar in tal maniera. E siccome io credo che sia un’opera molto fruttuosa, come per un breviario, a chi tiene la buona opinione, così dubito che non sia per far gran frutto in far mutar la falsa. Egli è tanto conciso, che Tacito vi è per niente. Conviene che il lettore sia tanto attento a cavar il senso, che resta stanco per pesar la forza della ragione. La maniera del dire è tanto arguta, che fa trapassar di sotto gli occhi assai cose a chi non cammina molto lentamente nella lezione. Gli uomini di poco sapere e gl’imbevuti nell’opinione contraria non ci vederanno la perfezione ed esattezza. L’autore della Concertazione politica, con tanta materia contenuta in così pochi fogli, avrebbe fatto un giusto e gran volume. Quella maniera è per insinuarsi nell’animo del lettore, e persuaderlo; questa così concisa serve alla reminiscenza di chi è persuaso.

Non voglio restar di aggiungere alle cose scritte un altro avviso di Costantinopoli, ch’è stato menato a quella Porta prigione, a’ 29 agosto, un gran principe chiamato Abdar Chan, il quale possedeva un


  1. Stampata come sopra, pag. 513.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.