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358 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:366|3|0]]Credo che le altre mie saranno venute a’ suoi tempi.
Per la passata scrissi molto in fretta; oggi potrò farlo alquanto più sedatamente. Primieramente, rendo molte grazie a V.S. degli avvisi datimi nella precedente, che mi furono gratissimi. Dopo 15 giorni abbiamo qui la morte del conte di Soissons, la quale ognuno ha giudicato molto importuna, riputando che quel principe fosse un freno per ritener che lo stato non precipitasse.[1] Con tutto ciò, non conviene cader di speranza, ma aspettare soccorso da Dio, quando totalmente mancano gli umani. Contì non è uomo. Condè si dice poco capace.[2] Veramente è gran giudicio di Dio, che da alcuni anni in qua, tutte le morti de’ principi sono a favore di Spagna, eziandio quelle del loro proprio partito. Si vedono tutte le cause della fatalità conspirare alla loro grandezza. Vero è che l’ira di Dio appunto si dimostra potente, quando ogni cosa è in sicuro. Piaccia alla Maestà divina, che tutto sia in sua gloria.
Quanto al negozio di lega con li Stati, essendo qui molto sospetto di Spagna, chi proponesse lega di diretto, farebbe effetto contrario, perchè si reputerebbe dare occasione. So bene che V.S., leggendo,
- ↑ Non diversamente giudicarono della morte di quel principe (Carlo di Borbone), benchè d’intelletto assai mediocre, anche i Francesi contemporanei del nostro autore; cioè ch’essa fu da tutti deplorata, perchè il rispetto della sua persona conteneva non pochi, i quali ruppero in appresso a sfrenatissima licenza.
- ↑ Qui, nella prima stampa, seguono, in periodo a parte, le parole “Tre punti;„ le quali noi abbiamo creduto opportuno di sopprimere.