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lettere di fra paolo sarpi. 373

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CCXXX. — Al signor De l’Isle Groslot.[1]


Furono le ultime mie delli 15; nelle quali le diedi conto della ricevuta di quelle di V.S. delli 11 decembre. Ora son debitore di accusare la ricevuta di quelle del 24 del medesimo mese, e di renderle molte grazie per le cose comunicatemi.

Sentirei grandissimo piacere quando si potesse introdur intelligenza tra la Repubblica e li Stati. Dubito solo che li sospetti di qui e gli interessi d’ambidue non impediscano la corrispondenza. Ma di quello che passa costì sento dispiacere incredibile, dubitando che finalmente non capiti a rottura. Son restato con molta apprensione così per il particolare della lega contra Guise, come per la proposizione di Buglione. Prego Dio che torni il tutto in bene. Di quello che seguirà, io riceverò sempre li suoi avvisi a favore.

Mi scrive il signor Guzzoni con qualche sollecitudine, che le lettere li vengono sempre tutte, insieme con quelle dell’ambasciatore di Venezia costì, ritardate però (di quelle di V.S. parlo) per un mese. Tutto sia per avviso, e con certificazione che non si può fidare dall’ambasciatore ch’è costì.

Qui in Italia non abbiamo se non le gran pretensioni del duca di Savoia, non solo del marchesato del Monferrato, ma ancora di un milione e 300 mila di contanti, 500 mila di gioie, 200 mila di mobili, e la entrata annua di 100 mila de’ beni allodiali, con altri miglioramenti, che tutta Mantova non


  1. Dalla raccolta di Ginevra ec., pag. 537.
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