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lettere di fra paolo sarpi. 379

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:387|3|0]]ciò, la prego a non pigliar incomodo per scrivermi, massime quando ha bisogno di riposo per l’acquistar la sanità.

Tutte le lettere di V.S. sono state ricevute da me, essendo questa ultima de’ 4 febbraio: l’ultima mia fu della 12 dell’istesso mese, la quale spero che averà ricevuta, sì come anco la precedente delli 29 gennaio.

Ho sentito grandissimo piacere, che siano estinte le cause di turbazioni, e accomodate le cose de’ Riformati e di monsieur de Rohan; e spero che il tutto sarà inviato alla gloria di Dio e quiete del regno. Il signor Barbarigo rende grazie a V.S. per la memoria che tiene del negozio raccomandatogli, e la prega, con buone e opportune occasioni e comode o Lei, di continuare.

Il libro di Becano[1] non è ancora stato veduto qua, sì come nè meno l’Ecclesiasticus di Scioppio,[2] o perchè non abbiamo creduto che simili argomenti debbano esser aggraditi in questa città, o per qualche altra causa. Ma che libri di tal soggetto possino


  1. Questo gesuita nativo del Brabante e professore di teologia in Vienna, di cui parlasi con insistenza nelle anteriori come nelle seguenti Lettere, era stato autore di una Refutatio Apologiæ Jacobi regis, e di una Refutatio Torturæ Torti, pubblicate nel 1610; ed aveva allora data in luce un’altra confutazione contro Lancellotto Andrews, col titolo: Controversia anglicana de potestate regis et pontificis (1612). È questa l’opera alla quale il Sarpi fa allusione, e che in Roma stessa fu condannata e messa all’Indice, come contenente proposizioni false, scandalezzanti e sediziose.
  2. Questo libro del tristissimo Gaspare Schopp era principalmente diretto contro il re d’Inghilterra; ma l’autore vi aveva mescolati oltraggi alla memoria del quarto Enrico di tanta gravezza, che il parlamento di Parigi nel novembre del 1612, ne fece ardere gli esemplari per mano del carnefice.
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