< Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

lettere di fra paolo sarpi. 381

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:389|3|0]]

Un gentiluomo di qualità in Francia, ma gran ligueur,[1] m’ha affermato che il duca di Bouillon tratta di farsi papista. Io non lo credo; ma perchè la persona che lo dice non mentirebbe volontariamente, concludo almeno, che se ne parla o se ne spera.

Viene un avviso di Dalmazia, che la persona del principe de’ Turchi già sia in Andrianopoli, e che l’Agà de’ Giannizzari, con 25 mila combattenti, sia avanzato a Filippopoli. Per esser certi di questo, è necessario aspettare la confermazione. Ma io dubito bene che li Turchi saranno in campagna, e averanno fatto qualche grand’impresa prima che sieno tenute le diete in Germania. Li Austriaci fanno le provvisioni che possono, ma non sarà poco se quelle basteranno per quel rimanente di Ungaria che loro resta; che quanto alla Valachia e Transilvania, le tengo per espedite.

Prego V.S. far i miei basciamani al signor Gillot, di cui ho ricevuto il pacchetto; e non rispondo per questo spaccio, per l’angustia di tempo che il corriere ci dà. Averò carissimo che li comunichi le nuove, massime quella di Asti, dicendoli appresso, che il tempo di comunicare in confidenza sarà quando Barbarigo sarà costì. E qui facendo fine, insieme con li amici, bacio la mano di V.S., pregandole da nostro Signore ogni felicità.

Di Venezia, il 26 febbraio 1613.




  1. Cioè, partigiano della così detta Lega cattolica.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.