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lettere di fra paolo sarpi. 385

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:393|3|0]]chiede al papa una sovvenzione in denari; ma nè il papa può darla perchè stretto dal bisogno; nè vuole, pensandosi che quella causa non valga il carico d’una spesa.

Credo che la S.V. avrà inteso le risoluzioni del ministro del duca di Savoia contro la scomunica minacciata dal Nunzio pontificio al presidente Galeano, con intendimento di mandarla tosto ad effetto. Quel che intendano di contrapporre i romaneschi, non si sa ancora: questo solo è noto, che nè sanno nè vogliono portare in pace gli atti dei ministri del Duca. Ma a censure non ricorreranno, perchè loro non profittano in nessun luogo. Quantunque io pensi che sia giunto costà e la S.V. abbia veduto qualche esemplare di quel decreto, pure ho voluto inviarne uno, perch’Elia veda (se a caso non le è caduto fra mano) quali severi provvedimenti siensi in proposito adottati.

Ringrazio, infine, distintamente la S.V. eccellentissima per avermi inviato la censura, insieme colle particelle summentovate; e la prego a ricordarsi tuttavolta di me e de’ suoi comandi onorarmi. Supplico ancora la Maestà divina, che sempre voglia custodire la sua sanità; e le bacio le mani.

12 marzo, 1613.




CCXXXV. — Al medesimo.[1]


Con vivissimo piacere ho ricevuto le sue lettere de’ 7 febbraio, e mi consolo grandemente nel pensiero


  1. Edita come sopra, pag. 111.
Sarpi. — II. 25

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