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398 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:406|3|0]]questo tempo non è poco che alcuni papisti non siano affatto gesuiti.
Sento grandissimo piacere che le cose del regno passino in quiete. Trattanto giungerà la maggiorità del re, e se qualche mancamento sarà occorso, potrà esser resarcito.
Per l’ultima mia, che fu delli 26 marzo, scrissi a V.S. il dubbio che io aveva di veder escluso Barbarigo di ambasciatore costì. È fatto Pietro Contarini, nipote del vescovo di Padova, e cugino di quel ch’è costì. Dalle circostanze V.S. giudicherà il rimanente: solo io le dirò ch’è da poco. Fra un mese Barbarigo sarà eletto per Inghilterra. Io sto con molta perplessità divisando quello che si potrà fare per continuare la nostra comunicazione, e mi veggo con poca speranza di trovare buon mezzo quando Gussoni sarà in fine. Ma forse piacerà a Dio di provvederci qualche modo.
Non abbiamo in Italia di nuovo, se non che le cose di Mantova sono accomodate. La duchessa di Mantova vedova si è dichiarata non gravida e si è partita, e il cardinale s’ha dato titolo di duca. Adesso s’attende a trattare il matrimonio tra esso nuovo duca e essa vedova.[1] Il papa lo dispenserà con l’esempio, che già è dispensato il re di Polonia. In Roma è successo che quel Marcantonio Tani, cameriere del papa, con chi desinò il già arcidiacono di Venezia quel giorno che la notte seguente
- ↑ A questo secondo matrimonio della figliuola era tuttavia avverso lo stesso duca di Savoia, che mirava con quella occasione ad impadronirsi del Monferrato. Vedi Capriata, Istorie de’ suoi tempi ec., edizione 1639, tomo I, pag. 32-33.