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400 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:408|3|0]]buoni vanno mancando, e altri si mostrano ormai sazi delle controversie. La saluto ec.
- Di Venezia, il dì 9 aprile 1613.
CCXXXIX. — Al medesimo.[1]
Resto con ammirazione, che avendo V.S. ricevuto lettere dal signor Gussoni delli 3 marzo, non abbia ricevuto con quelle le mie delli 26 febbraio: io però voglio sperare, che, sì come altre volte è avvenuto, più tosto saranno differite per un’altro spaccio, che perdute. Dopo quelle scrissi alli 12 e finalmente alli 26 marzo, al presente ho ricevuto quella di V.S. delli 25 del medesimo mese, onde le sue sono tutte capitate salve. Spero dover avvenir l’istessa buona fortuna anco alle mie.
Io sento molto piacere che la quiete del regno perseveri, con speranza che sia per piacere a Dio nostro Signore di fare che sia continua. Ma tra tutte le cose che mi rendono stupore, è l’audacia de’ predicatori comportata, con tutto che sia fresco l’esempio della lega altre volte nata da simili principii. Non è da dubitare che non ricevano fomento da Roma e Spagna. E se li Gesuiti non fossero occupati nell’esito delle cose di Ungaria e Polonia, non credo che quietassero.
Abbiamo qui avviso che l’imperatore è partito dalla dieta d’Ungaria senza conclusione alcuna, anzi con risoluzione di quel regno di non voler milizia forestiera, e che siano già levate le guarnigioni te-
- ↑ Edita come sopra, pag. 564.