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lettere di fra paolo sarpi. | 403 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:411|3|0]]gnuoli si oppongono a questi tentativi, avendo anco ricusato di ricever in deposito i luoghi presi, e dicendo apertamente, voler che siano resi al duca di Mantova. I progressi di Savoia saranno impediti, sì perchè gli Spagnuoli se gli oppongono con le arme, come anco perchè la Repubblica viene a quelli in aggiunta con 300 soldati e condannati. Il mio credere è che la fatalità d’Italia repugni alla guerra, e però che fra pochi giorni si debbano vedere queste turbolenze poste in quiete. A Roma non vi si pensa, e a pena le novità si sanno.[1]
Questi successi hanno imposto silenzio alle preparazioni de’ Turchi, sebbene quelle continuamente crescano, e in Ungheria il popolo e i mediocri si dichiarino apertamente, che non temono di guerra e che non vogliono coll’armarsi darne occasione. Poichè non vi è altra semenza di turbazione in Francia, se non quella di Acquamorta, spero che le cose anderanno quiete.
Il duca di Nivers, che si ritrova in Provenza in viaggio per Roma, ha mutato animo, mosso dalle cose di Monferrato, ed è entrato in Casale San Vas, sola piazza forte in quella regione, per sicurarla da qualche inconveniente; onde forse potrà differire qualche giorno il suo ritorno in Francia. Per fine la saluto.
- Di Venezia, alli 7 maggio 1613.
- ↑ Secondo gli affetti diversi, giudicarono gli storici il silenzio del papa in quella occasione. Altri ne accagionano il suo amore della quiete e la naturale timidità dell’animo; altri il ricordarsi d’essere il padre comune dei fedeli. Noi ne travediamo invece una causa diversa; cioè nelle velleità di riforma disciplinare che eransi allora manifestate nella corte di Spagna.