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lettere di fra paolo sarpi. | 405 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:413|3|0]]Asti; giacchè ne inviai costà copia ad un amico, la quale sento con maraviglia che non venne trasmessa alla S.V. Mando ora un esemplare del Monitorio, che non fu mai messo a stampa e solo affisso pubblicamente in copie manoscritte. Aggiungasi che saranno cercate la deliberazione e sentenza emesse dai ministri del duca nella città d’Asti,[1] le quali furono date alle stampe e divulgate, e con gran fatica ne ho trovato un esemplare; poichè molti, per favoreggiar la curia, s’arrabattarono a comprarle e nasconderle; e chi le conserva, tienle nei segreti ripostigli. L’esemplare che mando, copiato da altro a stampa, è completo: il Monitorio è cavato da un manoscritto uscito dalla cancelleria del Nunzio. Ella da questo vedrà come tutte le sostanze delle chiese vadano alla Camera apostolica, e non già, come una volta, a Cristo o a’ Santi tutelari. Su questo andare, ogni cosa verrà ad accumularsi sopra un solo soggetto.
Il signor Molino non ha avuto incomodi di salute, e nè anche è partito dalla città. Non è molto che inviò alla S.V. il resto d’un certo libriccino, che crede sarà venuto nelle sue mani. Per tornare all’affare d’Asti, si trattò fra il papa e il duca in ordine all’assestamento della questione: il duca promise di mandare per ciò a Roma un ambasciatore; ma finora le son parole. Poco fa ha mosso guerra al duca di Mantova nel Monferrato, e gli ha pigliato diversi paesi. Ma avendo in questa intrapresa contrari tutti i principi d’Italia e quello pure di Spa-
- ↑ Di queste cose è parlato anche nella Lettera CCXXXII, pag. 380, ed altrove.