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lettere di fra paolo sarpi. 411

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:419|3|0]]passerebbe più oltre, mirando unicamente a ciò che convenisse di fare per la riputazione di suo figlio.

Del che ho voluto avvertirla affinchè lo abbia per inteso, e molto anche raccomandarle, come fo, di voler praticare ogni ufficio che stimerà conveniente, affinchè dalla parte dell’imperatore si tronchi l’impresa, essendo questo il fine che la Francia si propone; corrispondendo sopra di ciò con don Inigo di Cardenas,[1] al quale si ordina di fare altrettanto con Lei; giacchè in tal modo meglio potrà conseguirsi l’effetto desiderato; e in fine, di avvisare minutamente di tutto che sia per seguitare.[2]




CCXLV. — All’Ambasciatore Veneto in Roma.[3]


Per quello che passò ieri ottavo giorno, non le scrissi cosa alcuna, pensando di mandarlo in lungo. E già per l’ultima volta che fu detto l’istesso, Ella ebbe piena informazione. Viene di nuovo, che ritrovandosi in stato di morte, come anco è morto, il governatore della fortezza di Willemstat, situata fra Mastrich ed Aquisgrana, che la teneva per nome del palatino di Neuburg, si sono mosse le genti spagnuole e quelle degli Stati in un tempo stesso per occuparla: quelle degli Stati hanno prevenuto, e si sono impadronite, e li Spagnuoli ritornati indietro;


  1. Il Cardenas era in quei giorni ambasciatore di Spagna alla Corte di Toscana.
  2. Sono qui nella prima stampa segni indicanti o volontaria mutilazione o lacuna.
  3. Inedita: dagli Archivi di Venezia. Era in quel tempo ambasciatore a Roma (se male non ci apponiamo) Simeone Contarini.
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