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412 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:420|3|0]]sicchè si va alla caccia di terre, e quelle divengono di chi primo le occupa, e la guerra si disusa. L’istesso Neuburgo, che aveva incominciato a ridur alla cattolica il paese suo patrimoniale, per le contraddizione dei fratelli, dei popoli e dei principi confinanti, è stato costretto desistere, ed ha licenziati li Gesuiti ed altri religiosi già introdotti, ritenendo solo due per la sua persona e della moglie.
Mi duole che l’E.V. provi le contrarietà che avvengono alle persone da bene. Ma si debbe consolare non chi è premiato, ma chi ha meritato; chè la virtù sola è maggior ricompensa di sè stessa, che quando se gli aggiunge l’approvazione di chi non può darne giudizio per non conoscerla. Resto pregando Dio che doni ogni prosperità a V. E., alla quale bacio la mano.
- Di Venezia, il dì 8 agosto 1615.
CCXLVI. — A Giacomo Gillot.[1]
Ricevei i gratissimi regali della S.V., che mi recano infinito obbligo di ringraziamenti; le sue Opere voglio dire, che sarebbe stato una colpa tener nascoste.
Dopo premure e travagli grandissimi, ho trovato le bolle manoscritte dei Gesuiti; poichè le stampate guardano gelosamente, concedendo gli esemplari di esse solo ai più fidati, e non senza chiederne conto. Non m’era avvenuto mai di vedere gli Atti dei Con-
- ↑ Stampata tra le Opere ec., pag. 20. Nel suo testo latino va priva della data; ma tutto conduce a crederla di tempo non molto lontano dalla precedente.