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lettere di fra paolo sarpi. | 419 |
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CCXLIX. — Al medesimo.[1]
Ricevei le ultime lettere della S.V. in data dei 3 gennaio e 5 febbraio. In esse mi fu dato vedere argomenti del suo animo giusto e costante. Giustamente si duole perchè sovrastino due guerre civili a cotesto regno, dianzi floridissimo. Le macchine mosse dai malcontenti dell’ordinamento attuale, spero saranno di corta durata e riusciranno alla riforma del governo; ma temo di ciò che si macchina nella regione di Pittau, e mi fa caso che il duca di Epernon, provato in tante vicende e nell’età in cui trovasi,[2] pigli risoluzioni così avventate e precipitose. Quella guerra (se Dio non la sperde), sotto pretesto di religione, scuoterà e leverà di sesto il regno; e coloro che sconsigliatamente la fomentano, non potranno, quando che vogliano, scendere a transazioni. Ma per noi le faccende non vanno già meglio. All’una e l’altra porta d’Italia[3] siamo circondati da guerre; e benchè trattisi di pace, è dubbio se questa non sia per riuscire più funesta d’una guerra.
Di Francia, donde avevamo un tempo in abbondanza sussidi alla libertà, ora ci vengono gli strumenti del servaggio. Le soldatesche possono venire
- ↑ Edita come sopra, pag. stessa.
- ↑ Il duca di Epernon, uno dei più vani e più avventati fra i gran signori della Francia in quel tempo, era allora in età di 63 anni. Godè la grazia della reggente, dopo essere stato in sospetto di complicità coll’assassino di suo marito. Forse qui alludesi alla risoluzione presa di partirsi dalla corte per Angoulème, non avendo potuto ottenere dal re un posto nelle guardie, ch’egli chiedeva per una delle sue creature.
- ↑ Vale a dire, nel Piemonte e nel Friuli.