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432 | lettere di fra paolo sarpi. |
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L’ambasciatore di Toscana che sta a Roma, di cognome Guicciardini,[1] tutti i giorni tratta delle cose francesi co’ Gesuiti. Le conferenze vengono rapportate al papa e al cardinale Borgia; e si mette mano ad ogni macchina, non importa se congegnata di molle spirituali, oppur d’oro. Voglia Dio, come spesso, disperdere anc’oggi i malvagi divisamenti!
Ma ritorno agli atti del Senato. Io li ho divorati, per pigliarne soltanto la idea generale, e vi ho scôrto assai cose che mi possono ammaestrare. Io esaminerò partitamente tutte le diverse maniere di pratica che si tengono costà, a me ignote, e che a primo aspetto mi parvero assai degne d’approvazione: sono anche persuaso che, a lettura rinnovata, incontreranno anche più il mio gradimento. Mi congratulo di cuore, perchè cotesto regno abbia ricuperato la libertà e sia uscito salvo da gravissimi rischi;[2] e anelo di conoscere il nome del personaggio da cui ripetesi la prima origine di un partito così assennato e giovevole. Poichè, parlando di re, io fo grandissimo conto di lui, dacchè pure ebbe cuore d’udire la verità, non facendo alcuna distinzione tra un giovane e un vecchio. Ora ha mestieri il re dello stesso consigliere, o d’altro, che siccome lo addestrò a far fronte alla violenza, così gl’insegni a cansare le in-
- ↑ Chiamavasi Piero, e il Litta notò com’egli, risiedendo in Roma, “fu obbligato a trattare gli affari del Galileo.„
- ↑ Sono note le oscillazioni della politica francese in quel tempo tra la libertà religiosa e la servitù romanesca, tra il gallicanismo ed il gesuitismo; le quali, come sempre, non da zelo di religione movevano, ma servivano a barcamenarsi tra la fazione cattolica e quella degli Ugonotti, di cui la prima era assai più dell’altra pericolosa alla corona.