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448 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:456|3|0]]da tal ragionamento, entrò in la pace di Francia. In questo proposito, disse il principe che gli Ugonotti erano persone inquiete; che non si contentavano di vivere a loro modo, ma che volevano anco dominare; e se si contentassero solo di viver a modo loro, sarebbero sollevati; siccome anco in Venezia ci sono molti che vivono a modo loro. Al tempo delle ventidue ore, vennero alquanti gentiluomini a levarlo, e si partì.
Io ho schivato nelli suddetti tre giorni l’occasione di parlare con S.A., per non essermi lecito di farlo senza la pubblica licenza;[1] ed infino ero di opinione, che da questo non potesse succedere alcun buon effetto. Ma avendomi comandato V.S. che io dovessi fargli riverenza e ricever i suoi comandamenti, in esecuzione di questo, è successo il ragionamento di che ho fatto di sopra menzione.
- 26 novembre 1621.
Um.mo e Dev.mo Servitore.
Fra Paulo di Venezia.
- ↑ Ed ecco la sostanza della legge che ciò vietava, secondo un appunto mandatoci anch’esso come desunto dai veneti Archivi:
“L’anderà Parte, che, conforme all’intenzione delle predette leggi, e acciò che non siano in ciò più ristretti i Nobili nostri che li altri, debba eziam esser proibito ai segretari nostri, consultori, dottori e qualunque altre sorte di ministri, che avessero o potessero avere occasione di servir o consigliar la Signoria Vostra, lo intervenir, trattar nè servir in alcuna maniera nelle materie o negozi spettanti al Sommo Pontefice o alla Corte di Roma, di quel modo appunto e con le medesime pene, ch’è proibito ai Nobili e Senatori nostri papalisti.„