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lettere di fra paolo sarpi. 65

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:73|3|0]]istrumento ad iscorgere più stelle fisse e scoprire altre macchie della luna, ha fatto gli stessi sforzi dei nostri; i quali vanno qui molto innanzi, e nella costruzione e nell’uso dell’istrumento.[1] Ho per fermo che tutta la celeste filosofia ne avrà incrementi notevolissimi.

Io la trattenni a lungo su queste ciance; ma corse a mio malgrado la penna quando presi a scrivere di questa materia. Se noiosa riescirà la lettura, mel perdonerà; e se non chiara abbastanza, sappia scusare la pochezza dell’ingegno. Io non so divertir la mente dagli argomenti beneficiari.[2] Nessuna maraviglia che di ciò spesso le scriva, perchè qui volgesi il cardine della nostra libertà. Di qui ci vengono tutti i mali; i quali se medicar sapremo, torneremo a piena salute. M’abbia fede; i nostri dissentimenti hanno origine solo da ciò: sul resto siamo d’accordo anche troppo. Veda se metta conto il ripetere spesso cotesto ragionamento. Non altro aggiungo. Prego Dio che la conservi sana, e mi dia il potere di palesarmele non disutile servitore. Le bacio le mani, pregandola d’infiniti saluti al signor Aleaume.

Venezia, 27 aprile 1610.




  1. Non crediamo che potrebbe ciò intendersi d’altri che del Galilei e del suo celebre teloscopio; siccome ancora che la espressione nostri, debba a lui principalmente riferirsi. È bensì vero che anche il Sarpi fabbricava o faceva fabbricare istrumenti fisici, astronomici o geometrici. Sul quale proposito delle scoperte e invenzioni da lui fatte o promosse, invitiamo di nuovo gli ammiratori del grande Italiano a rileggere le Memorie aneddote del Grisellini, da pag. 106 a 112.
  2. Fa onore al Sarpi una tale protesta; perchè gli studi che drittamente mirano al bene della civil convivenza, sono sempre da preferirsi alle scientifiche, per quanto gloriose, speculazioni.
Sarpi. — II. 5

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