Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
72 | lettere di fra paolo sarpi. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu{{padleft:80|3|0]]gnerà pensare ambidue, per fare dispetto a’ nostri nemici che vegliano.
- Di Padova, il 10 maggio 1610.[1]
CXXXIX. — Al nominato Rossi.[2]
La lettera di V.S. delli 19 mi capita in mano per favore della buona fortuna; perchè, essendo venuta fuor del luogo, se non fosse stata veduta da un amico nella moltitudine delle altre (il quale procurò che mi fosse portata) era preparato là, per quanto mi disse, chi vi aveva fatto disegno sopra.
Ho sentito con indicibile allegrezza l’unione di codesti principi e signori, e la prosperità nella quale camminano le cose del regno; e si può dir certamente, che dopo un sì funesto caso quale fu l’assassinio del re,[3] non potevano le cose passare meglio: ma credo ben anche che nè in Ispagna nè in Italia si siano adoperati acciocchè fosse altrimenti. Sapendo, come savi, che non bisogna importunamente operare, cominceranno a seminare il Diacatholicon;[4]
- ↑ Questa lettera, nella citata raccolta del 1673, porta la sottoscrizione Pietro Giusto; e può dare indizio di uno dei pseudonimi sotto i quali Fra Paolo nascondevasi, fin dal principio di quest’anno, nelle sue corrispondenze epistolari.
- ↑ Fra le pubblicate in Capolago ec., p. 213.
- ↑ “Enrico IV fu assassinato il 14 maggio 1610.„ — (Bianchi- Giovini.) Benchè di fatto sì grande e sì doloroso accenni qui l’Autore quasi freddamente e di volo, vedremo quant’egli se ne commovesse, sino a ringagliardirsene d’assai la sua latina facondia, al principio delle seguenti Lettere CXLII e CXLIII.
- ↑ “Soprannome che dà al re di Spagna, ed a quelli del suo partito in Europa.„ — (Bianchi-Giovini.)