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lettere di fra paolo sarpi. 75

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Io prego V.S. a far parte di questi avvisi al signor dell’Isle. In Costantinopoli v’è esercito potente terrestre per andare a’ confini di Persia; ma l’armata marittima non è di gran conto, non dovendo passare sessanta galere.

Venezia, l’8 giugno 1610.




CXL. — Al signor De l’Isle Groslot.[1]


Essendo quella di V.S. delli 11 maggio, che ultimamente ho ricevuto, scritta innanzi la morte del re, per la mutazione di tutte le cose non ricerca risposta, se non di poche particole.

Il ritorno del signor Foscarini porterà gran impedimento alla nostra comunicazione; nè per adesso io so trovare altra via, se non quella dell’ambasciatore di Torino. Del venturo[2] a Parigi non si può confidare pienamente, per esser troppo papista; e, quel che più importa, non per religione, ma per interesse. Mandare le lettere per il corriero non inviate ad altre persone, è cosa piena di pericoli, e non mi capiterebbono se non per fortuna.

Se il re fosse vissuto e avesse continuato il proponimento di andar in Germania con tante forze, io non dubito che quei principi non si fossero accordati; e già dell’accordo si parlava apertamente qui. Non potevano esser senza sospetto, quando un forestiero dovesse entrare nel loro paese tanto più forte di loro. La memoria di Enrico II non è tanto


  1. Dalla raccolta fatta in Ginevra ec., pag. 249.
  2. Di quello che verrà. E vedi, su tal proposito, le Lettere CXXIX e CXXXVI.
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