< Pagina:Satire (Giovenale).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
2 satire

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:114|3|0]]

Quali ombre Eaco martòri; onde rapisse
15Altri di furto il vello d’oro, e quali
Orni scagliasse Menico;4 i giardini
Lo gridan di Frontone, ed i convulsi
Di marmo simulacri, e le colonne,
Che del continuo declamar si spezzano.5
20Tutti, dal primo all’ultimo, i poeti
Non san dir altro. — E noi puranco abbiamo
Fatto cilecca al nerbo; e nelle scole
Demmo a Silla il consiglio, che tornasse
Privato, per dormir sonni tranquilli.6
25Stolta clemenza, perdonar la carta
Già dannata a perir; chè ovunque il passo
Tu muova, inciampi in un poeta. — Or dunque
Perchè di scorrazzare in questo campo
Mi piaccia, dove volse i suoi cavalli
30Il gran figlio d’Aurunca,7 se vi resta
Ozio d’udirne la ragione in pace,
La vi dirò. Quando un imbelle eunuco8
Conduce donna; e con il petto ignudo

caricamento di la:Page:Satire (Giovenale).djvu/114 in corso...

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.