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12 satire

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Sui vuoti letti; perocchè di tanti
Belli spaziosi e antichi deschi un solo
È sufficiente a questi diluvioni
Per consumarvi un patrimonio intero.
― «Tanto meglio; così non vi saranno
Più parassiti». ― Ma chi può soffrire
Questo lusso spilorcio? Non son gole,
Ma pozzi questi che un cinghiale intero,
Cui destinò natura ai gran conviti,
Si mettono davanti. Ma la pena
È pronta, quando con il ventre gonfio
Ti spogli, o ghiottonaccio, e dentro il bagno
Porti il pavon non digerito ancora.[1]
Quindi le morti repentine, e tanti
Vecchi intestati. Va di bocca in bocca
La nuova ai pranzi, e niun manda un sospiro.
Dietro alla bara i lusingati amici
Vanno; ma in cor dicon: sei morto? bene!
  Nulla ai nostri costumi aggiunger ponno
I figli nostri: in desideri e in opre
È assai se noi pareggeran. Dei vizi
L’onda è salita al colmo. Or su, le vele

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  1. Solamente i crapuloni si bagnavano dopo il pasto.
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