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14 | satire di giovenale |
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D’Achille la percossa; Ila sommerso
Insiem coll’urna e ricercato a lungo.[1]
Ma quando acceso d’ira, e come armato
D’una spada Lucilio e grida e freme;
L’uom, che non può nascondere a se stesso
I suoi delitti, raccapriccia e sente
I carboni sul viso, in core un gelo.
Quindi rabbia e martoro. Innanzi dunque
Di dar fiato alla tromba, teco stesso
Pensa e rifletti: chi ha già l’elmo in testa,
Tardi si pente della pugna». ― Ebbene!
Io proverò quanto mi fia concesso
Contro di quelli, la cui spoglia or giace
Lungo la via Flaminia e la Latina.[2]
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