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di giovenale | 23 |
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Si tuffano nel brago. «O Sesto, o mostro
Di libidin nefanda, aver poss’io
Suggezione di te?» grida Varillo
Infame, «ove son io di te più vile?»
Chi è dritto, dia la baja allo sbilenco,[1]
E il bianco al moro; ma si può sentire
Della sedizïon sparlare i Gracchi?
Chi non impreca il mondo alla rovescia,
Se Verre ha in uggia i ladri, e gli assassini
Milone? se gli adulteri condanna
Un Clodio, ed i Cetegi un Catilina?
E se di Silla contro il fiero editto
Alzan la voce i tre scolari suoi?[2]
Tale, pochi anni addietro, era il contegno
Dell’adultero Prence, che polluto
D’incestuosi abbracciamenti, allora
Richiamava in vigor le più severe
Leggi da spaventar Venere e Marte,
Non che gli uomini tutti, quando appunto
Giulia nipote il fianco, sì fecondo
Di tanti aborti, apriva, e fuor buttava
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