< Pagina:Satire (Giovenale).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
56 satire

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:168|3|0]]

Dei sommi Policleto ed Eufranore[1]
Qualche capolavoro: uno gli manda
Dei templi d’Asia gli antichi ornamenti;[2]
Uno, libri e scansìe; recagli un altro
Un busto di Minerva, e argento a sacca.
Così questo persian,[3] ricco sfondato
E senza eredi, maggiormente e meglio
Si rifornisce: onde a ragion si crede
Ch’egli da sè le sue case incendiasse.
  Se puoi staccarti dai giuochi del circo;
E Sora e Fabrateria e Frosinone
T’offrono un bell’alloggio al prezzo istesso
Che quì ti costa l’annua pigione
D’una buja stanzuccia. Colà un orto,
E un pozzo poco fondo, ove attingendo
A mano e senza fune, a tuo bell’agio
L’umili pianticelle irrigherai.
Vivi del sarchio amante; e contadino
Del tuo, sia pur d’un orto, esso coltiva:
E ti darà di che fornir tu possa
A cento Pittagorici la mensa.

caricamento di la:Page:Satire (Giovenale).djvu/168 in corso...

  1. Due scultori greci di gran fama.
  2. Quando i Romani entrarono colle armi vittoriose in Asia, la spogliarono d’ogni oggetto più prezioso: e molte famiglie conservavano ancora ai tempi di Giovenale quelle antiche rarità.
  3. Non che questo Asturico fosse veramente un persiano; ma perchè i Persiani erano proverbiali per le loro ricchezze e il gran lusso.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.