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68 | note |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:180|3|0]]mente la più naturale. E se una dotta autorità può renderla più accettabile, dirò che essa fu approvata da quell’uomo di ottime lettere, e tanto benemerito degli studii classici, che è Enrico Bindi, oggi Arcivescovo di Siena: al quale, ne’ miei dubbi, fui sempre solito ricorrere con grande stima e affetto di antico scolare.
28 Allusione manifesta a quel di Virgilio: «jam proximus ardet Ucalegon». En. II. 311.
29 Due scultori greci di gran fama.
30 Quando i Romani entrarono colle armi vittoriose in Asia, la spogliarono d’ogni oggetto più prezioso: e molte famiglie conservavano ancora ai tempi di Giovenale quelle antiche rarità.
31 Non che questo Asturico fosse veramente un persiano; ma perchè i Persiani erano proverbiali per le loro ricchezze e il gran lusso.
32 Claudio Druso Cesare, del quale Svetonio in Claud. 8. dice che dormiva molto e così sodo, che neppure lo scoppio d’un tuono poteva svegliarlo. Quanto ai vitelli marini o foche V. Plin. nat. IX. 13.
33 La distribuzione della sportola si faceva in danaro, in generi, ed anco in vivande calde. Qui si parla di quest’ultima; a pigliar la quale andavano tutti ben muniti di cassarole e d’un tamburlano con fuoco, dove le si mettevano, perchè si mantenessero calde. Questo Corbulone, o fosse un atleta molto gagliardo, o quel Domizio Corbulone, generale sotto Nerone e saccheggiatore dell’Armenia, che Tacito dice: «corpore ingens» nulla importa per l’intelligenza di questo passo.
34 Tutto questo lavorìo, perchè si aspetta quel misero a pranzo. Prima di mettersi a tavola era uso di bagnarsi, ungersi e stregghiarsi ben bene.
35 Nota la piacevolezza di confrontare questi eroi da taverna ad Achille. Come la morte dell’amico Patroclo togliesse i sonni ad Achille, sentilo da questi versi dell’Iliade tradotta dal Monti; lib. xxiv:
.... in queste ricordanze
Dirottamente lagrimava, ed ora
Giacea sui fianchi, or prono ed or supino:
Poi di repente in piè balzato errava
Mesto sul lido.
36 Gli Ebrei erano riguardati in Roma con grandissimo disprezzo, e nessun romano poteva entrare nelle loro sina-