< Pagina:Satire (Giovenale).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
xxxiv prefazione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:34|3|0]]da lui conosciuto di veduta, è a credere che vi si recasse per altri motivi. Dopo la morte di Domiziano, e probabilmente quando il nuovo imperatore Nerva richiamò in patria tutti i banditi, egli pure ritornò a Roma; dove si spense più che ottuagenario.

Prima di uscire dal gineprajo di questa controversia non voglio passarmi di esaminare qual valore abbiano alcune difficoltà, che al signor Ribbeck parvero star contro alle cose da me sopra discorse. Paride, egli dice, godè per breve tempo la grazia di Domiziano. Nell’83, cioè due soli anni dopo che regnava quel tiranno, fu fatto da lui uccidere, per sospetto che lo avesse disonorato nella moglie Domizia. Se dunque Giovenale fu esiliato per l’ira di Paride, e non tornò che dopo la morte di Domiziano, bisogna ammettere che stesse fuori almeno tredici anni. Ma non è credibile che un Poeta, il quale ci fa così vivo e parlante ritratto dei costumi di Roma sotto Domiziano, vi abbia passato soltanto due o tre anni di quel regno.[1]

Ragionare in questo modo si chiama dar corpo alle ombre. Tre anni di soggiorno in Roma sotto il feroce e bestiale dispotismo di Domiziano io penso che ad un uomo di mente e di cuore come Giovenale fossero anche troppi per formarsi un’idea giusta e precisa di quei miserissimi tempi; e per

  1. Ribbeck, D. I. Iuvenalis Satirae. Praef. Lipsiae, 1859.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.