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prefazione lxvii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:67|3|0]]sbury; il quale lo rammenta per guisa da fare intendere che era conosciutissimo a tutti sotto il semplice nome di Etico.[1] Lo attestano anche maggiormente i cento e più codici che ne abbiamo colle dugento, e passa, edizioni, che ne furono fatte, cominciando quasi dal primo apparir della stampa.[2]

Questa fama d’insigne poeta e di gran moralista, goduta quasi senza contrasti e per tanti secoli da Giovenale, si volle mettere in dubbio e passare per uno staccio di una critica più passionata che severa nel secolo scorso e nel presente: e le accuse fioccarono senza pietà nè misericordia tra il capo e il collo del nostro povero autore. E questo accadeva più che altro in Francia; dove i migliori ingegni, nel sentenziare di cose non francesi, pigliarono alcuna volta in opera d’arte tali cantonate da parer che giocassero a mosca cieca: e se io mentisco o esagero, lo dica il celebre Chateaubriand, che trovava in Dante il cattivo gusto; lo dica l’arguto Lamartine, che

  1. Hermann, op. cit., XVIII.
  2. Vedi l’Indice dei codici e dell’edizioni nel Giovenale del Pomba, Torino, 1830. Trentadue di queste edizioni furono fatte a Venezia, e la prima nel 1470, cioè pochi anni dopo l’invenzione della stampa. Stando alle notizie statistiche raccolte dall’Hallam, uscirono più libri dalle officine degl’impressori veneti che non da quelle di tutte le tipografie di Europa prese insieme. Ciò mostra l’operosità di Venezia nell’industria tipografica e nel commercio librario. — V. Berti, Vita di G. Bruno, p. 242.
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