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prefazione xci

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:91|3|0]]forza, non teneano più bastantemente in freno le cattive abitudini dello scolare. Così gli accade alcuna volta di largheggiare un po’ troppo di tinte oscure; di alzar la voce anche quando non ce ne sarebbe stretto bisogno; di tener poco conto delle buone azioni, rarissime, a dir vero, in quel secolo nequitoso, ma non bandite affatto: poichè fortunatamente la virtù, per quanto vilipesa e perseguitata dagli uomini, non abbandona mai totalmente le loro dimore; ed anche in mezzo alla società più corrotta trova sempre un rifugio nel cuore di qualche magnanimo. Quindi non è senza qualche fondamento se li avversarj lo appuntano di essere troppo serio, monotono ed esagerato. Se non che hanno in questa riprensione molto trasmodato, e trattone delle conseguenze falsissime. Non è vero che Giovenale sia sempre burbero, e non ispiani mai le rughe della fronte. Vi sono nelle Satire dei luoghi che rallegrano piacevolmente il lettore, e non temono per amenità il paragone delle scene più comiche di Plauto e di Luciano. Fra tutti io non voglio ricordare che il Consiglio di Domiziano per la cucinatura del pesce;[1] il briaco attaccabrighe;[2] la donna bracona e la letteratessa.[3] Bisogna dir però che quando ride, il suo riso è ancor più formidabile

  1. Sat. IV.
  2. Sat. III, 278 segg.
  3. Sat. VI, 398, 434.
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