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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Persio).djvu{{padleft:90|3|0]]scribimus - v. 13. — Ecco un passo che fa girare il cervello nel cercarne la connessione con quel che segue.
     Gl’interpreti quanto abili nell’affogare il testo d’erudizione, altrettanto trascurati nell’indicare i legami quasi insensibili d’un pensiero coll’altro, allo scontro di questi vacui, o saltano il fosso prudentemente, o vi seppelliscono dentro se stessi e il lettore, di modo che, quando n’esci, ti pare d’aver visitato l’oracolo di Trofonio. Ma sparisce ad un tratto questa caligine se poniam mente, che qui Persio ad esempio d’Orazio nella Sat. III l. II. si crea ex abrupto un secondario interlocutore, il quale si assume la difesa de’ poeti e degli oratori, che Persio ha in animo di malmenare. Con questo adunque, e non più coll’amico col quale ha dato principio alla satira, introduce Persio nuovo dialogo; e quando con ironia, quando con serietà me lo sferza solennemente. A fine ancora di tirarne maggior partito sei finge un vecchio stolido e caricato, molto avido dell’applauso dei patrizi e del popolo. Non dissimulo che siffatto miscuglio d’interlocutori primari e secondari senza passaggi, ti fa spesso rinnegar la pazienza, e rende questa satira la più tenebrosa di tutte. Ma l’Edippo di questi enigmi è il buon senso, che cammina semplice e dritto. Qualche interprete per uscir d’imbarazzo non suppone altri attori in iscena che Persio, e il suo Amico. Ma questo ripiego genera spesso contraddizione di sentimenti. Di più le prese e riprese non corrispondono: e finalmente al v.53 Persio stesso apertamente ci dice, che la persona, con cui sin’allora ha parlato, è tutta fittizia. Quisquis es, o modo quem ex adverso dicere feci. Queste e più altre ragioni mi hanno consigliato ad interlineare il dialogo che ha luogo tra gl’interlocutori secondari e il poeta, unico filo, che possa condur salvo il lettore in questo malagevole labirinto.

patranti fractus ocello. v. 18. — Patrare est veneri operam dare; unde pater. La Crusca alla lettera F ha registrato il verbo italiano, il cui participio attivo risponde perfettamente al patranti. Non sapendo io usurparmi i privilegi del Baffo e del Casti, ho fatt’uso d’un addiettivo innocente, che partecipa, se non erro, del patranti e del fractus.

caprificus. v. 29. — Fico selvatico. Lo vediamo allignare fra le muraglie screpolate e fra sassi, e romperli, separarli per farsi luogo. Giustissima e vivissima immagine del cacoete poetico.

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