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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. IX.djvu{{padleft:308|3|0]]bile arrischiare una congettura qualunque. «Sono essi così complicati e bizzarri e mutevoli che rendono difficile, e per il momento impossibile, un tentativo di spiegazione razionale. Sulla Terra nulla abbiamo di simile: anche quella che potrebbe chiamarsi la parte metereologica di essi fenomeni non potrebbe essere paragonata alla nostra meteorologia terrestre. Nello stato attuale delle nostre cognizioni, o meglio della nostra ignoranza sulla natura fisica di Marte, le espressioni mare e continente non sono che mezzi di indicare in un modo chiaro, corretto e conciso gli spazî oscuri e gli spazî chiari della superficie del pianeta; una linea oscura, in questo sistema di denominazione, si dovrà chiamare uno stretto o un canale, ma, impiegando queste parole, bisognerà ricordar sempre che si tratta di parole semplicemente convenzionali».

Degli arcani fenomeni di Marte lo Schiaparelli sentiva però tutta la suggestività e poesia, e questa più volte espresse nella corrispondenza sua privata e talora con versi magnifici in lingua latina, lingua, della quale egli era come pochissimi padrone. Ad esempio inviando all’amico suo professor Tito Vignoli la sua Memoria terza su Marte scriveva sul retto e sul verso della prima pagina, dopo quella che porta il titolo, e sotto forma di dedica, alcuni versi che in parte descrivono la sua Mappa di Marte, che degni sono di essere pubblicati in un articolo destinato a dare della complessa compagine morale dello Schiaparelli un’idea chiara, e che grazie alla cortesia del Vignoli io posso qui trascrivere.


vino perillustri[1]
tito vignolio
amico maxime colendo

Navita Iasonius narrari desinat, et quae
Fabula Maeonii claruit arte senis;

  1. Al Chiarissimo Signore, il Prof. Tito Vignoli, Amico da tenersi nel maggior conto.
         Cessino d’esser celebrati il navigatore Giasone e quella favole, che divennero illustri per l’arte del Meonio vegliardo.
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