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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. IX.djvu{{padleft:76|3|0]]meno dell’aberrazione astronomica. Accogliendo l’ipotesi opposta il Fresnel è condotto a chiedersi quale legge debba regolare la propagazione luminosa nei mezzi materiali in moto, perchè gli indici di rifrazione dei corpi non si risentano del moto della Terra, come esigono le esperienze di Arago. La ricerca ha condotto a scoprire il coefficiente di trascinamento delle onde nei mezzi materiali, del quale dovremo poi discorrere. Vogliamo per ora restare nel dominio dei fatti. Ci limiteremo dunque a constatare che le esperienze di Arago e dei fisici che con maggiori mezzi sperimentali seguirono lo stesso indirizzo (tra gli altri il Mascart) hanno condotto alla seguente conclusione: le leggi della riflessione, rifrazione, polarizzazione... della luce non si risentono menomamente del moto della Terra.[1] L’ottica geometrica, sulla superficie terrestre, soddisfa interamente al principio di relatività.

Rimane però ancora da risolvere una importante questione. La velocità della luce emessa da una sorgente terrestre, e misurata rispetto alla Terra, ha un valore costante (circa 300.000 km. al sec.) in tutte le direzioni, come esige il principio di relatività, e come avverrebbe se l’etere fosse trascinato dalla Terra? Oppure la detta velocità si compone colla velocità (circa 30 km. al sec.) della Terra lungo l’eclittica, e varia quindi tra i due limiti e secondo la direzione del raggio, come porta l’ipotesi dell’etere in quiete assoluta? I risultati sperimentali sopra riferiti nulla dicono in proposito, giacchè essi si accordano sia coll’una, sia coll’altra ipotesi. Occorreva dunque una nuova esperienza.

L’esperienza, mirabile per semplicità di concetto e per accuratezza di tecnica, fu proposta ed eseguita dal Michelson nel 1881, e ripetuta sei anni dopo dallo stesso fisico insieme col Morley. Un raggio orizzontale di luce, incontrando sotto l’angolo di 45° una lastra verticale di vetro, si scinde in due, di cui l’uno corre sul prolungamento del primo, l’altro in direzione perpendicolare; questi due raggi mediante opportune riflessioni vengono ricondotti sui loro cammini e costretti alla fine a sovrapporsi. I fenomeni di interferenza, a cui i due

  1. Una sola esperienza, eseguita da Fizeau, sul piano di polarizzazione di un raggio di luce costretto ad attraversare una serie di lastre di vetro apparve in contrasto coll’affermazione precedente. Ma il risultato è sembrato dubbioso allo stesso Fizeau, e a Maxwell e Rayleigh che hanno discusso l’esperienza, la quale sinora non fu più ripetuta.
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