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il fenomeno religioso 109

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Scientia - Vol. VII.djvu{{padleft:117|3|0]] il gruppo, che l’Espinas fra i primi ha così magistralmente descritto[1].

Nell’uomo, invece, ripetiamo, l’esistenza stessa dell’atto di sottomissione, di propiziazione, d’implorazione di clemenza c’insegna che la società umana ha avuto origine da una preesistente lotta fratricida e dal vantaggio che il vincitore in seguito trovò nel sostituire all’uccisione del vinto dati rapporti con lui di parassitismo o sfruttamento, per via di una incipiente differenziazione o divisione del lavoro. Rapporti di dipendenza e di ineguaglianza economica e tecnica, che, data l’uguaglianza organica dei singoli individui, non potevano però conservarsi se non mantenendo anche in seguito, presso il vinto, quello stesso stato di timore verso il vincitore, che l’aveva spinto al primo suo atto di sottomissione, e che ora doveva indurlo alla più cieca obbedienza.

Da ciò la necessità pel vincitore, capo ormai di una piccola società di propri simili vinti e soggiogati, di mantenere di continuo presso costoro un salutare terrore verso sè stesso; e, conseguentemente, di valersi anche di ogni mezzo a sua disposizione, atto a dare ai suoi sottoposti sempre più numerosi l’idea più grande possibile della propria potenza e terribilità. Sempre più dovette egli quindi trarre vantaggio da ogni e qualsiasi avvenimento cosmico incutente terrore o timore e da ogni benchè minimo accidente doloroso che colpisse qualcuno della collettività, presentandoli rispettivamente come minaccia e punizione propria, eseguita da lui stesso direttamente o da lui espressamente sollecitata presso qualche altra volontà occulta sua possente alleata. Nè ciò certo sempre per pura e sola astuzia, giacchè, appunto come credente egli stesso nell’animismo della natura circostante, non poteva a meno di attribuire i propri successi anche all’aiuto propizio di questa o quella forza cosmica sua alleata e protettrice e quindi di credere in tale intervento e ricorrere ad esso in qualunque altra evenienza della vita[2].

  1. Cfr. Francis Galton, Inquiries into Human Faculties, London, Macmillan, 1883: Gregarious Instincts, pag. 68-82; Alfred Espinas, Les sociétés animales, 2me éd., Paris, Germer Baillière, 1878, Sez. III, Cap. II: La Société chez les insectes.
  2. Contro le teorie del XVIII secolo sull’«impostura» religiosa, vedi, fra gli altri, Salomon Reinach, Orpheus, Histoire générale des religions, Paris, Picard, 1909, pag. 12-19.
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